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La sistematica promozione a valori primari di tutti quelli più semplici o popolari (fumetto, fotografia, vignetta), tra "oralisti" (giornalisti televisivi) indebitamente assurti al rango di protagonisti, e cantautori a quello di poeti; la decadenza precoce della più giovane fra le arti: questi alcuni fra i temi dei nuovi epigrammi con cui Giovanni Perich riprende la sua analisi dell'involuzione di una società, dal boom economico in poi, squilibrata e annaspante, e tesa a individuare, nella sua fretta di acquisizione di status, scorciatoie e interlocutori di comodo. Alle "teste ingrassate a equivoci" fa così da sfondo un "panorama ottuso e depresso", che l'occhio beffardo ma sempre appassionato di Perich contempla con l'amarezza di chi non si aspetta alcun rivolgimento imminente, ma non può non guardare al futuro con un indispensabile atto di fede. Questi epigrammi sono, nella loro gran parte, un invito a unirsi a questo sguardo.